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Valutare un'azienda - Analisi quantitativa di Carlo Pandolfini 

 

 

 

 

 

L'analisi quantitativa prende in considerazione le informazioni di carattere economico e finanziario reperibili dalla documentazione reddituale fornita dal cliente. Anche se tali informazioni hanno un peso determinante nella valutazione dell'impresa, è sempre meglio che l'analisi di bilancio sia presa in considerazione soltanto dopo un'attenta analisi qualitativa (avete già parlato con l'imprenditore/amministratore, siete già stati in azienda: se il giudizio è positivo potete andare avanti e guardare i numeri, altrimenti meglio lasciar perdere).

L’analisi quantitativa ha lo scopo di determinare la capacità dell’impresa di generare nel tempo flussi di cassa positivi, mantenendo un’equilibrata struttura patrimoniale e finanziaria e livelli di redditività soddisfacenti.

E' consigliabile analizzare il trend dei diversi aggregati/indicatori analizzati. E' dunque preferibile avere a disposizione almeno due bilanci ufficiali e la situazione intermedia dell'ultimo periodo disponibile.

  • FATTURATO: il fatturato rappresenta il totale delle fatture emesse nell'esercizio in questione. Eventuali diminuzioni di fatturato dovranno essere oggetto di approfondimento. In linea generale è sempre meglio un fatturato stabile o in aumento, ovviamente è da mettere in relazione con la congiuntura economica in corso. Laddove possibile è utile verificare la corrispondenza tra l'andamento del fatturato dichiarato e l'andamento dei versamenti sui conti correnti. Inoltre metteremo in relazione l'aumento del fatturato con l'andamento dei crediti verso clienti (è inutile fare tante vendite se non si incassano le relative fatture - qualcuno definisce il fatturato come una "speranza di incasso": gli insoluti rappresentano la differenza tra fatturato e incassi) e con l'andamento del totale investito (il totale attivo di bilancio rappresenta quanto l'azienda ha investito nel business: a parità di attivo un aumento del fatturato può rappresentare un andamento virtuoso dell'impresa - per il calcolo degli indicatori di bilancio riferiamoci sempre al totale attivo al netto dei fondi di ammortamento). Nel conto economico si trovano spesso voci che hanno natura differente rispetto al fatturato: nel valore della produzione, oltre a considerare i ricavi delle vendite e delle prestazioni (fatturato), sono indicate anche le variazioni delle rimanenze di prodotti in corso di lavorazione, semilavorati e finiti (se positive si tratta di prodotti che, ancorchè non venduti, sono stati prodotti dall'azienda - se negativi invece significa che nel corso dell'anno sono stati venduti beni non riferibili alla produzione del corrente esercizio). Prendiamo come soglia di allerta del rapporto esposizioni/fatturato pari al 40%.

  • CAPITALE INVESTITO (totale attivo): meglio se cala. Mi indica quanti capitali sono stati investiti per ottenere quel determinato valore della produzione e quei margini. Se cala, a parità di valore della produzione, significa che l'imprenditore riesce ad ottenere gli stessi ricavi con minor impiego di capitali. Calcoliamo la rotazione del capitale investito (turnover) come rapporto fatturato/attivo netto. Questo indicatore assume un valore più alto nelle imprese commerciali a causa dell'esiguità dei capitali investiti (ovvero dell'attivo netto). Più bassi sono invece i valori nelle imprese di costruzioni e industriali in genere. Nelle imprese industriali "sane" si osserva in genere un turnover superiore a 0,7 e in crescita, nelle imprese commerciali i valori da considerare "normali" sono più alti, pari almeno al doppio. Una diminuzione della rotazione del capitale investo potrebbe nascondere prodotti invenduti o aumento dei crediti verso clienti (difficoltà d'incasso).

  • IMMOBILIZZAZIONI IMMATERIALI: dette anche oneri pluriennali/costi capitalizzati - es.: la pubblicità di una cucina la posso ammortizzare in tre anni perchè il modello non passa di moda. La pubblicità nel settore della moda, invece, non giustifica benefici pluriennali (modelli in continuo rinnovamento). Meglio riferirsi sempre al patrimonio netto tangibile: eliminiamo il valore delle immobilizzazioni immateriali scorporandole dal patrimonio netto.

  • IMMOBILIZZAZIONI MATERIALI NETTE: considerare sempre le immobilizzazioni materiali al netto dei relativi fondi di ammortamento.

  • ATTIVO CIRCOLANTE: è dato dalla somma delle rimanenze finali nette, dei crediti verso clienti (al netto del relativo fondo di svalutazione crediti), degli altri crediti a breve termine, delle liquidità immediate e dei ratei e risconti attivi.

  • MAGAZZINO: le rimanenze di magazzino si prestano a politiche di bilancio: un magazzino sovrastimato potrebbe nascondere una perdita (una variazione positiva delle rimanenze è considerata un ricavo inserito nel valore della produzione). Verificare l'andamento delle rimanenze e valutare approfondimenti con l'imprenditore. Se aumenta il magazzino, a meno che non stia facendo una politica di approvvigionamento straordinaria in previsione di una concentrazione di vendite, o sto comprando troppo o sto facendo fatica a vendere.

  • CICLO MONETARIO: meglio se cala. Il ciclo monetario esprime il lasso temporale delle dilazioni medie concesse ai creditori al netto di quelle ottenute dai fornitori e rettificate per la durata media della giacenza in magazzino dei prodotti (il controvalore esprime il capitale circolante). In genere nelle imprese industriali il ciclo monetario è maggiore rispetto a quelle commerciali. L'aumento del ciclo monetario sottintende maggiore fabbisogno finanziario (significa difficoltà d'incasso e/o congestione di prodotti in magazzino e/o scarso potere contrattuale con i fornitori). Valori pari a 90-120 giorni sono normali. Valori superiori denotano tensione finanziaria. E' importante aver verificato, in fase di colloquio, che l'imprenditore abbia piena consapevolezza dei benefici della diminuzione dei tempi d'incasso, dell'allungamento delle dilazioni di pagamento ottenuto dai fornitori e della riduzione del tempo di permanenza dei prodotti in magazzino.

  • CAPITALE CIRCOLANTE NETTO: è dato dalla somma dei crediti verso clienti e del magazzino (entrate di cassa rinviate al futuro) al netto dei debiti verso fornitori (uscite di cassa rinviate al futuro). In sostanza è la differenza tra le attività correnti e le passività correnti. Esso rappresenta il fabbisogno a breve termine dell'impresa che trova origine dallo sfasamento temporale tra incassi e pagamenti.  Più l'imprenditore riesce ad accorciare il ciclo monetario meno sarà il suo fabbisogno finanziario (esigenza di richiedere fidi o di apportare nuovi capitali). L'imprenditore dovrebbe quindi cercare di avere meno scorte possibili, dovrebbe accorciare al minimo i tempi d'incasso e allungare al massimo i tempi di pagamento. Oltre ai debiti verso fornitori, ai fini del calcolo del CCNO si tende a considerare anche i debiti tributari. Questa voce di bilancio, anche se può rappresentare una fonte di finanziamento a costo ridotto, deve essere attentamente valutata e verificata, con particolare riferimento alle rateazioni concesse ed al loro regolare pagamento. Il CCN dovrebbe essere positivo: gli investimenti a breve termine dovrebbero essere superiori alle fonti di finanziamento a breve.

  • CAPITALI PROPRI: sono la somma del capitale sociale, delle riserve (comprendono le riserve legali ordinarie, quelle straordinarie ed i fondi vari tassati, gli utili relativi ad esercizi precedenti o perdite a nuovo afferenti esercizi precedenti), dell'utile (oppure meno la perdita) d'esercizio. Come già sottolineato è importante evidenziare gli eventuali finanziamenti soci. I capitali propri di un'azienda dovrebbero crescere col tempo. Nelle società di persone può capitare di calcolare capitali propri negativi: la banca sta finanziando sia la società che l'imprenditore. E' sempre utile, in questo caso, controllare la voce "soci conto prelevamenti". In genere questa voce rappresenta un anticipo sugli utili. Nel caso in cui in bilancio esista una voce "compenso amministratori" significa che il socio e amministratore è già remunerato, per cui non dovrebbero esserci "prelevamenti soci".

  • FINANZIAMENTO SOCI: in fase di colloquio abbiamo già richiesto informazioni circa gli eventuali finanziamenti dei soci. E' importante verificare, dalla lettura della nota integrativa dell'ultimo bilancio ufficiale disponibile, la presenza effettiva di questa tipologia di finanziamento e le eventuali clausole di postergazione. Nella redazione delle note alla proposta sarà opportuno indicare la presenza di finanziamento soci. Qualche analista suggerisce di inserire tale voce in un'apposita riserva del patrimonio netto con importanti riflessi sulla patrimonializzazione dell'azienda e quindi sul suo merito di credito. Credo però che non sia necessario/opportuno andare oltre l'evidenziazione della posta "Debiti verso soci per finanziamenti": in un'ottica di massima trasparenza e prudenza il valutatore dovrà considerare questo tipo di finanziamenti come importante segnale di buona condotta da parte del socio finanziatore soprattutto nei casi in cui la nota integrativa evidenzi senza ambiguità la postergazione di tali finanziamenti.

  • PRELEVAMENTO SOCI: nelle società di persone sono consentiti i prelevamenti soci, che devono sempre essere ben individuati e valutati.Generalmente tali prelevamenti hanno natura di acconti su utili in corso di formazione. Ma non è detto che tali utili siano poi effettivamente realizzati. Ecco perché tale voce deve essere attentamente valutata. Infatti i prelevamenti soci, spesso nascosti della voce “CREDITI VERSO ALTRI O DIVERSI”, rappresentano una decurtazione del PATRIMONIO NETTO e potrebbero nascondere delle PERDITE DI ESERCIZIO.
  • CAPITALE DI TERZI: sono la somma dei finanziamenti a medio lungo termine e a breve termine. Non sono ricompresi i cosiddetti debiti di funzionamento (fornitori, TFR,...); per l'individuazione del capitale di terzi,oltre ad analizzare il bilancio, è utile confrontare la lettura del bilancio con l'interrogazione della Centrale Rischi relativa allo stesso periodo di osservazione (CR al 31/12 con dati di bilancio al 31/12, CR al 30/09 con situazione intermedia al 30/09...). In linea di massima, se il periodo di rilevazione coincide, i due dati dovrebbero confermarsi.

  • EQUILIBRIO FINANZIARIO: CAPITALE DI TERZI/CAPITALI PROPRI. Questo rapporto è definito leva finanziaria - una leva contenuta entro 3 definisce l'impresa equilibrata; una leva finanziaria superiore a 3 deve essere oggetto di approfondimenti. E' sempre importante analizzare il trend della leva finanziaria, meglio se in diminuzione.

  • EQUILIBRIO PATRIMONIALE: sono in equilibrio patrimoniale se uso correttamente le fonti di finanziamento rispetto ai fabbisogni. Le immobilizzazioni nette dovranno essere finanziate dal Capitale Proprio e dal Capitale di Terzi a medio lungo termine. Un disequilibrio patrimoniale può essere risolto con una ristrutturazione del debito. Se parte dei Capitali Propri e del Capitale di Terzi a medio lungo termine finanziano, oltre che tutto l'attivo fisso (immobilizzazioni), anche investimenti a breve (Attivo Circolante) va bene. Nel caso in cui l'attivo fisso (immobilizzazioni) sia invece finanziato, oltre che dai Capitali Propri e dal Capitale di Terzi a medio lungo termine, anche dal Capitale di Terzi a breve termine non va bene - in sostanza l'azienda, in questo caso, finanzia la struttura (capitale fisso, immobilizzazioni nette) con capitali di terzi a breve termine, con conseguente pericoloso disequilibrio patrimoniale (cfr. margine di struttura).

  •  CAPITALI INVESTITI: CAPITALE PROPRIO + CAPITALE DI TERZI TOTALE (breve e medio lungo termine).

  • MARGINE OPERATIVO LORDO (EBITDA): è dato dalla differenza tra il valore della produzione (meglio prendere in considerazione soltanto i ricavi delle vendite e delle prestazioni riferibili all'attività caratteristica dell'impresa, escludendo altri ricavi e proventi diversi) e i costi della produzione (senza gli ammortamenti, gli accantonamenti, il risultato della gestione finanziaria e fiscale). E' un indicatore di redditività della gestione caratteristica (del core business) dell'azienda. Non deve diminuire nel tempo

  • MARGINE OPERATIVO NETTO (EBIT): si ottiene sottraendo gli ammortamenti dal M.O.L.. Definito anche "risultato operativo" o "reddito operativo" l'aggregato sintetizza la capacità dell'impresa di generare reddito con la sua attività tipica, giacché nel suo calcolo non entrano i costi e ricavi di natura finanziaria (ad esempio gli interessi attivi e passivi), gli oneri tributari e i costi e i ricavi di natura straordinaria (esempio plusvalenze derivanti da esternalizzazioni e relativo personale e costo del lavoro, o dalla vendita di beni mobili e immobili). Da tenere presente però che risente della politica degli ammortamenti. Verificare la congruità degli ammortamenti rispetto alle immobilizzazioni nette, tenendo presente che in linea di principio gli automezzi e i macchinari si ammortizzano in circa 5 anni (ammortamento del 20% annuo), i fabbricati possono avere una quota di ammortamento del 3/4% annuale. Il M.O.N. deve essere almeno sufficiente a coprire gli oneri finanziari.

  • ONERI FINANZIARI: è utile individuarli a parte per rendersi conto di quanto incide la gestione finanziaria. Rappresentano la remunerazione del capitale di terzi.

  • UTILE LORDO: M.O.N. - ONERI FINANZIARI. Rappresenta la remunerazione dei capitali propri.

  • R.O.I. Return On Investment: dato dal rapporto tra il M.O.N. e i Capitali Investiti rappresenta un buon indicatore di equilibrio economico. L'imprenditore dovrebbe far rendere i Capitali Investiti (capitali propri e di terzi) più di quanto non gli costi il Capitale di Terzi (calcolabile, anche se in via approssimativa perchè non tiene conto degli effettivi utilizzi, facendo il rapporto tra gli oneri finanziari e il totale dei Capitale di Terzi).

  • R.O.E. Return On Equity: dato dal rapporto tra l'Utile Netto e i Capitali Propri rappresenta la redditività dei Capitali Propri.

Dopo aver effettuato l'analisi di questi dati potremmo chiederci quale sarà la destinazione della liquidità riveniente dal finanziamento richiesto:

  • la richiesta è finalizzata alla restituzione di prestiti soci?
  • la richiesta è finalizzata al rientro nelle esposizioni di altro Istituto?
  • la richiesta è finalizzata all'ampliamento del volume di affari attraverso la concessione di maggiori dilazioni di pagamento a clienti o attraverso l'acquisizione di nuova clientela?
  • la richiesta è finalizzata al finanziamento di nuovi investimenti? Esistono forme tecniche più appropriate?
  • la richiesta è finalizzata al pagamento di debiti erariali?
  • la richiesta è finalizzata al pagamento di debiti verso fornitori?
  • ...

... e decidere se proseguire con la richiesta del cliente, condividere una diversa impostazione della pratica o rifiutare la concessione.


 

 

 
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